Il M5S espugna Carbonia. Il tracollo del PD

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Il M5S vince le elezioni: Paola Massidda è il primo Sindaco donna di Carbonia di tradizione non comunista-socialista a ricoprire questo ruolo. Questa notizia ha fatto irruzione nella lunga notte elettorale che l’ha vista contrapposta al Sindaco uscente Giuseppe Casti. E’ finita 61,60% a 38,40%. Una vittoria schiacciante per l’esponente grillina e una sconfitta senza appello per l’esponente del centrosinistra.

Nei giorni scorsi in pochi avrebbero immaginato un risultato del genere, così marcato, ancorché in città si respirasse da tempo un’aria particolare di resa dei conti e di cambiamento rispetto alla ormai precedente amministrazione; soprattutto nei Social Network con sempre più persone esposte a manifestare la propria scelta di campo ma anche tra la gente con un’elezione di secondo turno che, come nelle previsioni della vigila e nei timori del centrosinistra, è diventata un referendum pro o contro il sindaco uscente e soprattutto sul suo “partito di governo”, il PD.

Sì perché il Partito Democratico è stato in questa elezione il principale imputato (e i risultati lo han testimoniato anche al primo turno e in altre competizioni come Roma e Torino) di una situazione economica e sociale del territorio (e di conseguenza del comune) drammatica. La crisi del Polo Industriale, i continui ritardi e rinvii degli esecutivi Nazionale e Regionale (a guida PD) sui principali dossier come Piano Sulcis, EurAllumina, Alcoa, i riflessi della politica nazionale con un Presidente del Consiglio sempre più ostracizzato da parte degli avversari politici, dell’opinione pubblica e dai media per la sua azione riformista, la tassazione elevata e gli scandali del Governo sono stati tra i tanti motivi che hanno portato gli elettori di sinistra a disaffezionarsi e a provare quasi rigetto per quella che è sempre stata la propria appartenenza politica.

E poi l’ostilità di una parte della città verso il Sindaco uscente Giuseppe Casti reo di non esser stato vicino alle istanze dei cittadini in questi anni e sistematicamente accusato da più parti di esser il responsabile dell’attuale situazione di crisi.

Utilizzato spesso come capro espiatorio anche da una parte della sua vecchia coalizione che nel tempo è profondamente mutata con la fuoriuscita ed espulsione di alcuni suoi storici esponenti che a queste elezioni sono stati tra i suoi più spietati avversari al punto di schierarsi apertamente per la candidata grillina al ballottaggio.

Certamente questa spaccatura dalla quale è nato il sodalizio di sinistra guidato da Ugo Piano ha inciso in maniera determinante sul risultato finale, se non per una somma algebrica che in politica raramente funziona, quantomeno per aver catalizzato il voto al primo turno di quella parte consistente di elettori di sinistra scontenti che probabilmente, in assenza della stessa, non avrebbero votato o lo avrebbero fatto turandosi il naso per il centrosinistra ufficiale. E’ innegabile peraltro che gli strascichi e le polemiche continue con i consiglieri comunali espulsi in passato, hanno contribuito a danneggiare l’immagine già in parte compromessa (per i motivi soprammenzionati) del PD cittadino.

Nondimeno Casti ha pagato in questi anni l’evidente incapacità a comunicare ai cittadini le proprie difficoltà e i vincoli esterni che ne hanno condizionato l’azione amministrativa. Ma anche ciò che è riuscito a realizzare. Indiscutibilmente spesso è stato lasciato solo dai suoi stessi compagni di partito molti dei quali da tempo hanno svestito la tradizionale divisa da militantesangue e sudore”, da sempre caratterizzante del fare politica a sinistra, per vestire quella del dirigente giacca e cravatta che non conosce il significato delle parole “sporcarsi” e “vivere tra e con i drammi della gente”.

E che dire del voto evidentemente compatto dell’ormai ex centrodestra cittadino che non si è lasciato sfuggire la storica occasione di sostenere l’assalto del M5S al fortino della sinistra, senza rendersi conto che mentre il centrosinistra riuscirà a risorgere da questa sconfitta e a ricollocarsi politicamente, il restante spazio politico sarà definitivamente occupato dal M5S e difficilmente resterà posto per altri in futuro.

Tuttavia, al netto del voto di protesta dettato dalla crisi economico-sociale, delle spaccature interne al centrosinistra e dal contesto politico nazionale e da tutte le rivendicazioni e recriminazioni possibili, la democrazia implica la sovranità del popolo. E a Carbonia inequivocabilmente il popolo ha scelto la compagine grillina che avrà la considerevole responsabilità di amministrare il comune guida del territorio e di far fronte ai gravissimi problemi legati alla crisi economica assolvendo al difficile compito di tradurre in azioni concrete il programma e gli intendimenti presentati in campagna elettorale con la consapevolezza che se oggi il vento è totalmente favorevole, altrettanto non si potrà dire in futuro se le imponenti aspettative suscitate tra la popolazione, non verranno esaudite.

E se innegabilmente il M5S è riuscito nell’impresa di far riscoprire nuove, antiche e sopite passioni politiche a molti cittadini che in questi mesi son tornati a interessarsi della “res publica” ricoprendo quel ruolo che storicamente è appartenuto ai partiti e movimenti di sinistra ma che oggi sembra esser irrimediabilmente perso, il voto di Carbonia così (e soprattutto) come quello di Roma e Napoli, rappresenta un segnale fortissimo, quasi un avviso di sfratto, da non sottovalutare per il Partito Democratico di Renzi a ogni livello

MANOLO MUREDDU